domenica 14 ottobre 2012

"Nelly e l’ambra dorata" (Fantastory di Iole Testa).

Nelly aveva finalmente ritrovato la sua forma fisica perfetta. Si sentiva meravigliosamente bene con se stessa. Ce l’aveva fatta! Non aveva del tutto raggiunto l’ideale che si era prefissa, ma era soddisfatta. Doveva allontanare dalla mente l’immagine di sé all’età di 25 anni. Ora ne aveva ben 52 ed anche se ancora giovanile, le pesavano un bel po’. A farglieli notare, senza l’ombra di  alcuna delicatezza, erano i suoi tre ragazzoni che si divertivano (senza rendersi conto che ella, comunque, ci stava male) a chiamarla: “la nostra dolce mamma Balenottera”, dato che aveva raggiunto gli ottanta chili. Quella primavera aveva deciso di mettersi a dieta seriamente. Ebbene, sì! Ci era riuscita! “Andrò in vacanza da sola!” esordì con queste parole, guardando ad uno ad uno i componenti della sua famigliola, soffermandosi di più sugli occhi sgranati del marito, mentre bevevano un caffè seduti sul terrazzo della loro casa, dal quale si godeva la vista dell’azzurro – verde mare, all’orizzonte. Continuò: “E,e,e! Cosa mi fissate, in quel modo? Non ho detto tutto. Desidero andare in India. Per ora basta, non vi dirò altro. Vorrei solo che non mi telefonaste di continuo. Per nulla, direi. Vi chiamerò io.” Si alzò, senza girarsi indietro, tanto immaginava già l’espressione incredula e stupita dei loro visi e, muovendosi flessuosamente con le anche (aveva riassaporato l’agilità ed il piacere di un corpo snello), passando le mani sulla gonna stretta, come ad accarezzare le gambe tornite, che per molto non lo erano più state, si diresse nel salone. Proprio di fronte c’era il mini bar anni ‘60 , preso a casa di sua madre, che invece ora adorava l’ultramoderno: “Per sentirmi giovane!” era solita dire. Con eleganza prese un bicchiere della linea Diva, tedesca, vi versò del cognac e si accomodò sulla capiente poltrona lì accanto. Prima di avvicinarlo alle labbra, alzò il calice fino agli occhi per ammirare il liquido in trasparenza. Tutto avveniva con la massima lentezza. Non voleva perdere un attimo di quel momento che la faceva sentire avvolta da una indescrivibile e piacevole magia.
“Bene, Nelly! Brava! Ora sì che sei te stessa! Così ti volevo! La balenottera trasformata in sirena. Guardati, guardati!Ammira te stessa in quest’ambra dorata. Profuma di essenza inebriante.”
La voce suadente e appena tintinnante, come puro cristallo, veniva dal calice. Nelly per poco non lasciò cadere il bicchiere che, però, era come incollato alla sua mano. Pensò di avere immaginato ogni cosa. Scosse leggermente il capo e… “No, Nelly, non hai sognato. Io sono colui che ti riporterà indietro negli anni e che ti farà conoscere il luogo dove sei nata. La tua vera vita.” Riprese a parlare il calice.
I familiari si mossero di corsa verso il salotto nel sentire il rumore di un vetro frantumato ed un risucchio simile ad una tromba d’aria. A terra il cognac, fra numerosi pezzetti di cristallo. Nelly non c’era. La cercarono ovunque. Era scomparsa, si era volatilizzata. Gli abiti, le sue creme, i profumi e le valige erano al loro posto. Nulla era stato toccato. Gianluca ricordò che la mamma aveva messo, poco prima, il cellulare sotto carica sul comodino accanto al suo lettino, nella sua cameretta. Diede un sospiro di sollievo: era lì! Dunque non era partita. Furono fatte ricerche nei dintorni, in ogni angolo del parco condominiale, fra i folti cespugli e nel canneto brulicante di ogni sorta di insetti ed animali vari. Di Nelly neanche l’ombra. Si cominciò a pensare al peggio. A tratti la casa veniva inondata da una musica Bhajon e dall’essenza di profumo di violette. Sembrava elevarsi dal posto dove era caduto il calice, precisamente dalla macchia ambrata che, pur ben lavata, non scompariva. Tutti i presenti, ovunque si trovassero, si guardavano in giro, in alto e si avvicinavano, chinandosi ad osservare quell’alone, come se potesse raccontare. Qualcuno, sottovoce, azzardava dire che l’aveva vista muovere, l’aveva sentita cantare.
“Stiamo calmi, per favore! Non lasciamoci suggestionare. Ci rendiamo conto che parliamo con una macchia di cognac? Su, via. La mamma non può essere scomparsa così.” Era il padre che cercava di confortare i ragazzi ma, forse, prima se stesso, a pronunciare tali esortazioni.
Decisero che il mattino dopo sarebbero andati a denunciare la scomparsa. Riuscirono a dormire per qualche ora. In fondo Nelly li aveva avvisati di una certa partenza in India. Chissà! Cosa c’entrasse la musica bhajon, questo proprio non se lo spiegavano. Nel silenzio della notte profonda, Nelly, bellissima nell’abito di veli colorati, si esibì al centro della stanza in una danza del ventre, accompagnata dal canto e dalla musica antistress di quello strumento che induceva allo svago e di conseguenza al rilassamento mentale.
La mattina seguente i ragazzi, ancora assonnati, si precipitarono nel salotto a rivedere la macchia ambrata. Per poco non svennero. Stesa su di essa, addormentata, c’era la loro madre, avvolta da un luccicante abito indiano di pura seta.
Provarono a destarla con calma. Pensarono che fosse morta. La chiamavano con dolcezza. Nelly si svegliò con un sorriso che mostrava tutti i denti bianchi e disse: “E’ stata una stupenda vacanza! Mi ci voleva. Siete stati bravi a non telefonare. Oh! Quel principe indiano! Nella mia vita passata è stato il mio grande amore. Ragazzi, un tempo sono stata l’odalisca più corteggiata!”.
Marito e figli ascoltavano senza batter ciglia quel racconto fantastico.
“Mi è apparso nel calice. La sua immagine era nel cognac. Non so come mi sia ritrovata nel suo mondo da sogno.”
Solo allora i ragazzi ricordarono che nella vecchia soffitta sotto al tetto della casa ristrutturata, alla quale si accedeva dall’esterno tramite una traballante scala di legno, Nelly teneva in una cassapanca abiti ed oggetti vari regalatele da un suo prozio, vissuto in India.
Evidentemente il cognac le era andato alla testa, inducendola per diverse ore a comportarsi come in sogno, quel sogno che aveva sempre desiderato si avverasse.
La soffitta il nascondiglio ideale per viverlo.

(Iole Testa).

1 commento:

  1. Molto originale, bella la conclusione sospesa tra sogno e realtà. È una delle storie partecipanti che più colpiscono e coinvolgono, con un'insolita eroina alla riscoperta di se stessa e del suo fanciullo interiore.

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